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Gastrite: cause, sintomi, cure e rimedi naturali

stomaco3Gastrite: cause, sintomi, tipologie, cure e rimedi naturali

La gastrite resta una delle patologie più fastidiose in assoluto. I suoi sintomi, le complicanze e lo stato di abbattimento psichico che genera nell’individuo sofferente fanno di questa patologia una delle più insopportabili.

E’ una patologia causata da un disturbo gastrico localizzato, lungo il tratto digerente, derivato principalmente da un processo infiammatorio ai danni della mucosa gastrica. Questo disturbo è presente con netta rilevanza nei paesi occidentali. In Italia, ad esempio, il numero di pazienti che vengono colpiti da questa patologia tende a salire di anno in anno, forse per i drastici cambiamenti che l’alimentazione sta subendo ultimamente. Difatti, si va sempre più incontro al consumo, mirato verso la quantità del cibo, piuttosto che alla qualità dello stesso.

Le insane abitudini si sa.. sono sempre dure a morire, ma è da considerare che molte di esse possono essere la causa scatenante di questo fastidioso disturbo. Mangiare troppo velocemente ad esempio, non aiuta la nostra digestione, e se il cibo che stiamo ingerendo è un bel panino da fast-food, a maggior ragione. Saltare la colazione, mangiare fuori orario, nemmeno queste abitudini agevolano il nostro apparato digerente, come il mangiare dei cibi troppo acidificanti.

Un bicchiere di vino rosso, il medico dice che faccia buon sangue,ma l’abuso di alcool può portarvi a quei fastidiosi bruciori gastrici. Anche fumare è una delle cause scatenanti per l’insorgenza della gastrite.

L’ansia e lo stress, ad esempio, possono essere la causa di questo disturbo.

  • lo stress, dovuto alla vita frenetica che si conduce giornalmente, causa fisiologicamente un aumento di flusso sanguigno agli arti ed in periferia, lasciandone ben poco agli organi interni che si trovano a dover lavorare a basso regime, compromettendo il corretto funzionamento e quindi, in questo caso il processo digestivo;
  • l’ansia, le preoccupazioni e l’emotività in generale, oltre ad essere fattori di stress, sono direttamente collegati allo stomaco e quindi sono causa no squilibri funzionali (ricordate la frase “ho un peso sullo stomaco” o ancora “questa cosa proprio non la digerisco”?).

Il nostro stomaco attraverso la mucosa produce un succo che viene denominato succo gastrico, composto da muco, pepsina e altri enzimi oltre ad un fattore intrinseco che favorisce l’assorbimento della vitamina B12; l’elemento principale di queste secrezione è sicuramente l’acido cloridrico che rende questo succo molto acido e adatto al fine di digerire i cibi (si pensi al fatto che l’acido cloridrico in alcune industrie viene usato per sciogliere alcuni metalli).

Il nostro stomaco al giorno produce circa tre litri di questo succo gastrico, un liquido molto acido, che deve essere utilizzato nel modo più corretto possibile per evitare di andare a danneggiare le funzionalità dell’apparato digerente e di altri apparati del nostro corpo collegati ad esso.

Tutte le cause della gastrite hanno una cosa in comune: aumentano considerevolmente l’acidità nel nostro corpo e il numero di radicali liberi presenti nel nostro organismo.

Questi due fattori non vanno trascurati per  nessuna ragione, continuando con uno stile di vita insano, tenderanno a rimanere alti anche nelle fasi al di fuori della digestione e ad andare a compromettere la funzionalità di altre parti del nostro organismo, primo tra tutte il corretto assorbimento dei nutrienti da parte dell’intestino.

Non tutti sono a conoscenza che molti sintomi apparentemente scollegati dalla presenza della gastrite possono in qualche modo essere una conseguenza indiretta di tale patologia.

Infatti, esistono dei disturbi di altri apparati o organi che vengono coinvolti e che in genere sono associati alle gastriti di tipo cronico:

  • esiste la possibilità di una degradazione delle corde vocali e una conseguente afonia, dovuti ai succhi e gas acidi che in alcune persone vengono a contatto con l’esofago (reflusso gastro esofageo);
  • quando la bolla gastrica si gonfia troppo, può dare una sensazione spiacevole di pesantezza insieme alla difficoltà nel respirare, affaticamento precoce e in alcuni casi ernia iatale;
  • un eccessivo gonfiore dello stomaco può causare alcuni problemi come  attacchi di asma e di tachicardia; 
  • in alcuni casi l’intestino funziona in modo scorretto a causa dell’acidità proveniente dallo stomaco, causando a volte stitichezza, dolori intestinali e il non corretto assorbimento dei nutrienti e anche la cause di varie intolleranze alimentari;
  • alcuni casi di labirintite sono causati anche dal reflusso; non si ha la convinzione, ma si pensa che l’infiammazione del labirinto può provenire da cause nervose e fisiche;
  • si possono ravvisare problemi all’udito;
  • sembrerebbe che  anche la gastrite sia una concausa di alcune forme di anoressia;
  • aggiungiamo che esistono casi in cui la gastrite può risultare silente, ossia non comporta delle sintomatologie gravose e sensibili a livello gastrico, ma può creare vari squilibri negli altri organi: in questi casi si possono avere disfunzioni in altre parti del corpo, senza avere particolari problemi allo stomaco. In questi casi però la digestione comunque non avviene nel modo corretto e risulta alterata: la persona tenderà quindi ad avere stanchezza, spossatezza, in quanto i nutrienti non vengono digeriti nel modo corretto.

Gastrite: diagnosi, gli esami, farmaci, dieta, cibi da evitare e cosa 

gastrite2Ogni sospetto che fa pensare alla gastrite va approfondito mediante test diagnostici-investigativi; tra questi la diagnosi si avvale di:

  • Anamnesi del paziente: spesso sufficiente al medico per ipotizzare una gastrite in corso e formulare ipotesi sulla sua origine
  • Test per l’ Helicobacter pylori:
  • Analisi del sangue (Emocromocitometrico completo)
  • Analisi delle feci
  • Test del respiro (Breath test all’urea)
  • Endoscopia gastrica esame diagnostico utile per visionare le pareti interne dello stomaco ricercando eventuali segni di infiammazione che possono confermare la diagnosi di gastrite
  • Biopsia: prevede il prelievo di un campione di tessuto dallo stomaco per una successiva indagine citologica di laboratorio.
  • Radiografia del sistema digestivo superiore, utile per ottenere un’immagine di esofago, stomaco ed intestino tenue. Viene talvolta eseguita per la ricerca di eventuali anomalie.

I criteri per classificare le svariate tipologie di gastriti si basano: dall’estensione della lesione della mucosa e in base alla causa che la provoca. Si suddividono, in funzione alla durata del problema, in gastrite acuta e gastrite cronica.

La  gastrite acuta è un processo infiammatorio della mucosa gastrica, che normalmente compare inaspettatamente con sintomi severi ma di breve durata e spesso si risolve senza alcuna conseguenza. Essa può essere classificata in:

Gastrite corrosiva, prodotta da agenti chimici, come l’abuso dei super alcolici.

Gastrite erosiva, caratterizzata dalle lesioni alla parete gastrica con la probabilità dell’insorgenza di emorragie . Essa interessa la parte anteriore al piloro e la causa può essere lo stress, l’assunzione di alcuni farmaci, in particolare i FANS (l’aspirina), le infezioni virali, batteriche e micotiche. La causa più comune di gastrite erosiva è l’infezione da Helicobacter pylori, un batterio che viene sviluppato nel muco che ha la funzione di proteggere la mucosa dello stomaco provocando l’infiammazione dello stomaco.

Gastrite ischemica, causata da un forte trauma o da uno shock alle pareti dello stomaco. Tale patologia è piuttosto rara.

La gastrite cronica è un processo infiammatorio cronico della mucosa gastrica che non guarisce spontaneamente, ma tende a persistere nel tempo. L’evoluzione della malattia comporta la distruzione delle ghiandole dello stomaco con sviluppo di atrofia della mucosa ( evoluzione da gastrite cronica superficiale a gastrite cronica atrofica ) e comparsa di metaplasia intestinale, quindi la sostituzione di cellule dello stomaco con le cellule dell’intestino. La gastrite cronica è biologicamente legata allo sviluppo di adenocarcinoma gastrico e H. pylori è classificato come cancerogeno di classe I. Tuttavia, la valutazione del rischio di cancro nei singoli pazienti è difficile, in parte perché la carcinogenesi gastrica è modulata da diversi fattori tra cui l’ ambiente, il ceppo batterico e le risposte dell’ospite. I dati epidemiologici suggeriscono che l’incidenza di cancro è legata all’intensità e alla distribuzione di infiammazione gastrica e, soprattutto, dell’atrofia in una popolazione. Anche se questi fenomeni possono essere facilmente valutati attraverso l’esame istopatologico di biopsie gastriche fino a non molto tempo fa mancava un modo per tradurre tali informazioni in un rapporto patologico standardizzato per veicolare informazioni complete sulle condizioni della mucosa gastrica e per fornire un’ analisi del rischio di cancro. Nel tentativo di risolvere il problema, un gruppo internazionale di patologi (Atrofia Club 2000) ha rivisitato i concetti di atrofia gastrica e metaplasia intestinale (IM) e una nuova definizione di atrofia è stata proposta, che include una categoria metaplasica ed una categoria non-metaplasica, e sono stati istituiti nuovi criteri per i 2 fenotipi principali della gastrite cronica.

Le gastrite autolimitanti (indicate anche come gastriti o gastropatie acute) sono un gruppo di condizioni generalmente caratterizzato da limitate risposte infiammatorie e variabile lesioni erosive ed emorragiche. Il più delle volte causate da lesioni ambientali (ad esempio, chimica), tendono a subire un rapido recupero dopo che gli agenti dannosi sono stati rimossi. Tali gastropatie non hanno alcun  rapporto noto con il cancro, e quindi, non sono incluse in questa discussione.

I fenotipi della gastrite cronica comprendono la gastrite atrofica e la gastrite non atrofica. Ognuna di queste due categorie principali comprende diverse entità clinico-patologiche con diversi tipi di alterazioni infiammatorie ed epiteliali.

Esiste un’altra tipologia di gastrite denominata antro-predominante (sinonimo di gastrite ipersecretiva) è l’espressione più comune della gastrite da Helicobacter pylori nel mondo occidentale. E ‘caratterizzata da: assenza di atrofia, un antro da moderatamente a gravemente infiammato e una corpo normale o leggermente infiammato. Questa condizione è collegata alla secrezione di acido normale o aumentata. La maggior parte dei pazienti con gastrite antro-predominante non presenta sintomi, ma, tuttavia, hanno un rischio stimato di ulcera duodenale nell’arco della vita del ~ 20%, e probabilmente un seppur minimo rischio aumentato di adenocarcinoma dello stomaco distale rispetto alla popolazione dei non infetti.

Cura farmacologica contro la gastrite

Prima di analizzare i farmaci utili per la cura della gastrite è doverosa una precisazione: non sempre i sintomi tipici della gastrite sono la spia accesa di tale malattia. Spesse volte, infatti, un pasto abbondante o un’indisposizione dell’organismo possono causare bruciore di stomaco, gonfiore e nausea: in simili frangenti, l’indigestione si risolve in breve tempo.
E’ bene ricorrere ai farmaci qualora i sintomi persistano per diversi giorni (la terapia è molto simile a quella per la cura dell’ulcera, nonostante la posologia possa essere modificata in base alla gravità della gastrite):

Inibitori della pompa protonica  (IPP: farmaci d’elezione per la cura della gastrite)

  • Pantoprazolo (es.Peptazol, Pantorc) : assumere una compressa da 40 mg una volta al dì per 8 settimane. In caso di mancata guarigione alla fine della cura, ripetere il trattamento per altre 8 settimane. La somministrazione del farmaco per via endovenosa non è la strategia terapica di prima scelta.
  • Lansoprazolo ( es. Lansox): la dose raccomandata nella cura della gastrite è 30 mg (compresse). Assumere una compressa di Lansoprazolouna volta al dì per 4 settimane; in caso di mancata guarigione, continuare il trattamento per altre 4 settimane. Per il trattamento della gastrite associata all’Helicobacter pilory, assumere 30 mg di Lansoprazolo due volte al dì per 7 giorni (prima dei pasti), insieme ad antibiotici (es.amoxicillina, metronidazolo, vedi triplice terapia per l’eradicazione dell’H. pylori).
  • Anche se sono considerati gli IPP i farmaci d’elezione per la cura della gastrite, possono produrre pesanti e notevoli effetti collaterali

L’uso prolungato (cronico) degli inibitori di pompa protonica, IPP, è stato associato alla comparsa di effetti collaterali importanti quali un aumento del rischio relativo a infezioni gastrointestinali, in particolare da Clostridium difficile, e respiratorie, soprattutto polmoniti; ipomagnesiemia associata a ridotti livelli di potassio e calcio; fratture per fragilità ossea (osteoporosi); carenze di vitamina B12 e ferro (Bourne et al., 2013). Poichè queste osservazioni provengono per la maggior parte da studi clinici di piccole dimensioni retrospettivi o da case report, andrebbero confermate da studi clinici prospettici di ampie dimensioni. Sulle evidenza scientifiche attualmente disponibili, la somministrazione prolungata di IPP potrebbe richiedere cautela nei pazienti anziani e in quelli con fattori di rischio per infezione da C. difficile o per fratture da fragilità ossea (Abraham, 2012; Fraser et al., 2013).

Cardiovascolari: cardiopatia ischemica, attacchi cardiaci, morte cardiaca.

Centrali: cefalea (3,5%); (raro) vertigini, sonnolenza, insonnia, allucinazioni, agitazione, aggressività, agitazione psicomotoria, amnesia, ansia, difficoltà di concentrazione, perdita dell’appetito, stato mentale anormale, sopore, torpore.
Nella Rete Italiana di Farmacovigilanza, le reazioni psichiatriche riportate sono state confusione (10 segnalazioni), sonnolenza (9 segnalazioni), insonnia (5 segnalazioni), allucinazioni (4 segnalazioni), agitazione (4 segnalazioni), aggressività (3 segnalazioni), agitazione psicomotoria (2 segnalazioni), amnesia (2 segnalazioni), ansia (2 segnalazioni), difficoltà di concentrazione (2 segnalazioni), perdita dell’appetito (2 segnalazioni), stato mentale anormale (2 segnalazioni), sopore e torpore (1 segnalazione ciascuno) ed hanno rappresentato il 10,4% del totale (ReA, 2009).
E’ stato ipotizzato che le reazioni psichiatriche da IPP possano dipendere dalla stimolazione di recettori del peptide di rilascio della gastrina localizzati a livello di ippocampo e amigdala dorsale. Le reazioni avverse psichiatriche sono risultate reversibili alla sospensione della terapia.

Dermatologici: (rari) dermatiti, prurito, orticaria, alopecia, fotosensibilizzazione; (molto raro) sindrome di Stevens Johnson, necrolisi epidermica tossica.

Ematici: riduzione dei livelli di emoglobina e dell’ematocrito; (rari) anemia perniciosa, anemia, trombocitopenia, leucopenia, agranulocitosi, pancitopenia.
Nei pazienti trattati per almeno un anno con inibitori di pompa protonica (IPP) è stata osservata una riduzione dei livelli di emoglobina (p=0,03) e dell’ematocrito (p=0,02) statisticamente significativa. Nello studio clinico di coorte retrospettivo, l’odds ratio relativo ad una riduzione di emoglobina di 1,0 g/dl fra pazienti trattati e non trattati con IPP è risultata pari a 5,03, mentre l’odds ratio relativo ad una riduzione dell’ematocrito del 3% è risultato pari a 5,46 (Sarzynski et al., 2011).

Endocrini: riduzione della libido.
E’ stato ipotizzato che l’esomeprazolo possa indurre il metabolismo del testosterone riducendone i livelli plasmatici (Rosenshein et al., 2004).

Epatici: innalzamento degli enzimi epatici; (raro) ittero, epatite, insufficienza epatica, encefalopatia nei pazienti con malattia epatica pre-esistente

Gastrointestinali: diarrea (3,7%), nausea (2,2%), flatulenza, dolore addominale (3,5%), stipsi; (raro) xerostomia, alterazioni del gusto.

Metabolici: iponatriemia; riduzione della concentrazione di magnesio (ipomagnesiemia), calcio (ipocalcemia) e potassio (ipokaliemia) (somministrazione prolungata); deficit da vitamina B12.
L’uso a lungo termine di inibitori di pompa protonica è stata associata a ipomagnesiemia (livelli sierici di magnesio < 0,7 mmoli/L) spesso associata a ipocalcemia (la carenza di magnesio può portare a ipoparatiroidismo con alterazione nell’omeostasi del calcio) e/o a ipokaliemia (causata da un aumento dell’escrezione renale del potassio per attivazione dei canali specifici) (Hoorn et al., 2010; Regolisti et al., 2010). L’ipomagnesiemia può provocare debolezza, tremori, psicosi, depressione, convulsioni, aritmia cardiaca e morte improvvisa. La maggior parte dei pazienti che hanno evidenziato ipomagnesiemia con alterazioni nei livelli di calcio e/ potassio è andata incontro a ospedalizzazione per gravi reazioni cardiache (aritmie) e neurologiche (convulsioni, perdita di coscienza). L’analisi dei dati raccolti dal sistema di farmacovigilanza americano sugli effetti collaterali dei farmaci ha evidenziato come la maggior parte dei casi di ipomagnesiemia da IPP siano attribuibili all’omeprazolo e in seconda istanza all’esomeprazolo, ma l’effetto collaterale può essere considerato un effetto di classe (Tamura et al., 2012). Dagli studi fatti, non sembra che la carenza di magnesio indotta dagli IPP possa dipendere da effetti sul rene (il riassorbimento renale del magnesio è risultato normale), o da alterazioni del meccanismo di assorbimento intestinale passivo. E’ probabile che gli IPP interferiscano con il sistema di trasporto attivo intestinale del magnesio che avviene tramite una proteina che funziona come una sorta di canale (Cundy, Dissanayake, 2008).
In alcuni pazienti in terapia cronica con inibitori di pompa protonica sono stati riportati diminuiti livelli di vitamina B12; nella maggior parte dei pazienti l’ipovitaminosi è risultata modesta e non associata a manifestazioni cliniche.

Muscoloscheletrici: (raro) incremento della creatinfosfochinasi, debolezza muscolare, miopatia, miosite, polimiosite, rabdomiolisi; fratture ossee non traumatiche.
Le reazioni avverse a carico del distretto muscoloscheletrico e relative a tossicità muscolare sono state associate, in vario grado, all’uso degli inibitori di pompa protonica (IPP). E’ possibile che tali reazioni possano dipendere dall’inibizione enzimatica (CYP2C19, 3A4) e della glicoproteina P con conseguente aumento dei livelli sierici degli inibitori di pompa e/o dei farmaci somministrati in associazione e noti per causare miopatia. Nel 45% delle segnalazioni di miosite, i sintomi sono comparsi durante i primi tre mesi di terapia, mentre nei pazienti con miopatia, i sintomi si sono manifestati con maggior frequenza nei primi 10 giorni del trattamento; più raramente in un periodo di tempo compreso fra i 50 giorni e alcuni anni dopo la somministrazione dell’inibitore di pompa. Anche per la rabdomiolisi le segnalazioni riportate hanno evidenziato casi in cui l’evento avverso si è manifestato entro la prima settimana di trattamento oppure entro un intervallo di tempo di 1,5-10 anni.
L’esposizione agli IPP per almeno un anno è stata associata ad un aumento del rischio di fratture ossee da osteoporosi (fratture non traumatiche) (Fraser et al., 2013).
In uno studio di piccole dimensioni (12 soggetti) di breve durata finalizzato a verificare l’impatto dell’inibizione dell’acidità gastrica sull’assorbimento del calcio, la somministrazione di esomeprazolo (20 mg due volte al giorno) a volontari sani (18-45 anni) per 2 cicli di 12 giorni non è stata associata a variazioni dell’assorbimento/escrezione di calcio rispetto al gruppo di controllo (Wright et al., 2010).

Oftalmici: (raro) offuscamento della vista.

Renali: (raro) nefrite acuta interstiziale.
La nefrite interstiziale acuta è un effetto collaterale raro, ma grave, associato all’uso degli inibitori di pompa protonica (IPP). I sintomi con cui si manifesta sono inizialmente aspecifici e simili a quelli della dispepsia. Possono comparire febbre, rash ed eosinofilia, ematuria, proteinuria, iperazotemia e iperuricemia; la diagnosi può essere confermata solo con biopsia renale. E’ probabile che la nefrite sia una reazione di ipersensibilità al farmaco. La nefrite interstiziale acuta da IPP può portare a insufficienza renale cronica.

Respiratori: (raro) broncospasmo, insufficienza polmonare; polmonite (uso prolungato).
L’insufficienza polmonare è stata osservata in un paziente pediatrico (età: 4 mesi) dopo somministrazione di esomeprazolo 0,8 mg/kg/die. Tossicità polmonare era già comparsa dopo somministrazione di omeprazolo nello stesso paziente (Baldassarre et al., 2007).
Un aumento del rischio di infezioni respiratorie, in particolare polmoniti, è stato osservato in pazienti ospedalizzati gravi trattati con inibitori della secrezione acida per prevenire la formazione di ulcere da stress (de Jager et al., 2012; Prescrire Int., 2012). L’analisi di 9 studi clinici di caso-controllo e di coorte, ha evidenziato un’associazione positiva fra polmonite acquisita in comunità (extraospedaliera) e uso di IPP (OR 1,39), uso di IPP per meno di 30 giorni (OR 1,65), uso di IPP a dosaggio elevato (OR 1,50) e IPP a basso dosaggio (OR 1,17), ma non per uso di IPP per più di 180 giorni (OR 1,10) (Giuliano et al., 2012).

Sistemici: febbre associata a cefalea e mialgia, infezioni da Clostridium difficile, angioedema, reazioni anafilattiche, edema periferico.
L’esomeprazolo è stato associato a comparsa di febbre elevata (> 40°C), cefalea e mialgia dopo poche ore dall’ingestione di una dose di 40 mg in un paziente adulto. Nel caso specifico questi sintomi non erano comparsi dopo la somministrazione di una dose minore dello stesso farmaco (20 mg) e dopo la somministrazione di pantoprazolo (40 mg/die). L’iperpiressia da inibitori di pompa protonica (IPP) è un evento raro descritto nell’ambito delle reazioni da ipersensibilità; la cefalea e la mialgia risultano invece più frequenti con un’incidenza che varia dal 3 al 30% dipendentemente anche da quale IPP è utilizzato. La causa della febbre associata all’esomeprazolo non è nota, ma è stato ipotizzato un coinvolgimento dell’ipotalamo, dove risiede anche il centro della regolazione della temperatura corporea (a differenza di alcuni IPP, l’esomeprazolo permea la barriera ematoencefalica) (Grattagliano et al., 2005).
Nei trial clinici i pazienti anziani sono risultati particolarmente esposti all’infezione da Clostridium difficile quando trattati per tempi prolungati con inibitori di pompa protonica. In uno studio clinico di coorte retrospettivo, l’incidenza di infezione ricorrente da Clostridium difficile è risultata pari al 25,2% vs 18,5%, rispettivamente nei pazienti trattati e non trattati con IPP (HR aggiustato: 1,42; HR aggiustato nei pazienti con più di 80 anni: 1,86) (Linsky et al., 2010). L’uso di IPP è risultato associato sia all’infezione da Clostridium sia alla colonizzazione del batterio (Loo et al., 2011).

Fonte http://www.pharmamedix.com/principiovoce.php?pa=Esomeprazolo&vo=Effetti+collaterali

Antiacidi (es. idrossido di alluminio + idrossido di magnesio: Maalox plus): consigliati in caso di gastrite associata ad acidità di stomaco e dispepsia. Assumere 2-4 compresse al dì (500-1500 mg) prima dei pasti e prima di coricarsi, per almeno 4 giorni.

Proiettori della mucosa gastrica

  • Sucralfato (es. Degastril, Citogel, Teva): per la cura delle gastriti croniche sintomatiche e da FANS, somministrare 1 grammo di sucralfato (compresse masticabili, bustine effervescenti) 4 volte al dì (oppure una compressa da 2 grammi per 2 volte al dì) almeno un’ora prima dei pasti e/o prima di coricarsi.
  • Composti del bismuto (es. bismuto salicilato): è utile per curare la gastrite, ed esercita un’azione antimicrobica diretta sull’Helicobacter pilory. È spesso utilizzato in associazione ad altri farmaci (“triplice terapia”) come coadiuvante per l’eradicazione dell’helicobacter. Un esempio di schema terapeutico è il seguente: assumere 2 compresse (ognuna da 262 mg) di bismuto salicilato con tetraciclina (500 mg) e metronidazolo (250 mg), 4 volte al giorno per 14 giorni. Alcuni pazienti richiedono addirittura una quadrupla terapia, in cui si associa anche un IPP.

Antibiotici

  • Amoxicillina (es. Augmentin, Klavux) appartiene alle penicilline: si tratta di un battericida in grado di inibire la sintesi della parete cellulare del battere (Helicobacter pylori). Assumere una compressa per os (1 grammo) 2-3 volte al dì per 14 giorni. L’amoxicillina viene spesso utilizzata in associazione a metronidazolo e derivati del bismuto, e/o ad inibitori della pompa protonica (triplice e quadrupla terapia).
  • Metronidazolo (es. Metronid, Deflamon) indicato in caso di gastrite cronica da Helicobacter pylori: assumere una compressa da 250 mg ogni 6 ore.  Anche questo farmaco viene sempre prescritto insieme ad un inibitore della pompa protonica o ai derivati del bismuto: approssimativamente, la cura contro la gastrite va protratta per 14 giorni.

Gastrite: medicina naturale, naturopatia, omeopatia, integratori e rimedi naturali

Le piante usate per la gastrite e i bruciori di stomaco hanno azione antinfiammatoria e cicatrizzante sulle mucose del sistema digerente.                                                                   

Malva: i fiori e in particolare le foglie della malva sono ricche di mucillagini, che conferiscono alla pianta  proprietà emollienti e antinfiammatorie per tutti i tessuti molli del corpo. Questi principi attivi agiscono rivestendo le mucose con uno strato vischioso capace di difenderle da agenti irritanti, come i succhi gastrici. Per questo motivo, l’uso della malva è indicato contro la gastrite, bruciori di stomaco e reflusso esofageo.

Aloe vera ed Aloe Arborescens: il succo della pianta ha un’azione protettiva delle mucose, perché, aderendo  alle pareti del tratto digerente, i suoi principi attivi formano una sorta di film protettivo in grado di difendere i tessuti interni dello stomaco dai succhi gastrici o dagli agenti irritanti, che andrebbero ad alterare il corretto funzionamento del sistema digerente. Per questa ragione il succo di aloe è indicato in caso di gastrite, colite, intestino irritabile, ulcera. L’acemannano, un costituente principale dell’Aloe si è dimostrato essere un ottimo rimedio naturale contro le gastriti ed infiammazioni. Già dopo poche somministrazioni di aloe, i bruciori tendono ad alleviarsi o sparire del tutto.

Achillea: la sua fama è dovuta all’azione cicatrizzante e riparatrice tissutale e per questo motivo veniva ed è ancora impiegata per curare lesioni della pelle e delle mucose interne, come ferite, piaghe, ulcera gastrica.

Liquirizia: le radici possiedono proprietà digestive, antinfiammatorie e protettive per le mucose; sono usate perciò, contro gastriti e bruciori di stomaco, prevengono e curano le ulcere gastriche e duodenali, causate da farmaci e alcool e le ulcerazioni da chemioterapici.

Il gemmo derivato del Fico (Ficus carica) è il rimedio elettivo delle manifestazioni psicosomatiche con spasmofilia principalmente a livello gastro-intestinale: piressie gastriche, gastriti, disfagie, ulcere duodenali

Argilla verde ventilata: è considerata un rimedio naturale dolce adatto a chi soffre di gastrite. Dovrete versare 1 cucchiaino di argilla verde ventilata in 1 bicchiere d’acqua tiepida, mescolare e lasciare riposare per almeno 5 minuti. Bevete il rimedio al mattino o durante la giornata, gettando la parte sedimentata.

Camomilla: Il suo olio essenziale serve per rilassare la muscolatura dello stomaco; grazie a questa azione, detta antispastica, la camomilla dà sollievo da crampi e dolori addominali. L’abitudine di bere una tisana a base di camomilla molto concentrata è una buona prevenzione contro le ricadute della gastrite.

Cavolo: vanta proprietà cicatrizzanti per le mucose del tratto digerente. Un bicchiere di succo di cavolo, associato a succo di carota e mirtillo (che non solo correggono il gusto, ma conferiscono un buon potere antiossidante), potrebbe alleggerire la gastrite.

Carota: La carota, ricca di pectina – che può depositarsi come una sorta di gel sulle pareti gastriche riparandole dall’insulto acido – contiene un’altra sostanza che protegge la mucosa dall’attacco dei microorganismi: il beta-carotene. Il  precursore della vitamina A si classifica quindi come un ottimo rimedio naturale contro la gastrite, anche perché potrebbe favorire la rimarginazione di eventuali ferite (ulcera).

Patata: La patata vanta proprietà emollienti,oltre a placare l’infiammazione a livello dello stomaco, provocando una piacevole sensazione di sollievo.

Zenzero:Masticare un pezzetto di zenzero fresco prima dei pasti, aiuta a prevenire la gastrite. Lo zenzero vi darà una mano per stimolare la digestione e proteggere lo stomaco dalle infiammazioni.

Infuso di melissa: tra i rimedi a base di erbe officinali adatti per calmare la gastrite, troviamo l’infuso di melissa. E’ possibile assumerlo dopo i pasti per alleviare i fastidi causati dalla gastrite. Se avete a disposizione delle foglie di melissa essiccate e tritate, preparate l’infuso lasciandone riposare due cucchiaini in una tazza di acqua bollente per 10 minuti. Filtrate e lasciate intiepidire prime di bere
Bicarbonato di sodio: serve per aumentare il pH dello stomaco e rendere meno acido l’ambiente gastrico. Ingerendolo, si ridurrà il bruciore proteggendo la mucosa gastrica dall’eccessiva acidità. Di solito si usa un cucchiaino di bicarbonato in un po’ d’acqua e bere il tutto. Il bicarbonato di sodio è controindicato in caso di ipertensione e non andrebbe mai assunto insieme a pasti troppo abbondanti (in ambiente gastrico sviluppa CO2, che distende le pareti dello stomaco favorendo tra l’altro la secrezione acida).

Asparagus Racemosus: La sua potente azione antiulcera, di regolazione e riduzione dell’eccessiva produzione di acido gastrico, azione favorente la produzione di muco protettivo e la sua azione di procinetico comparabile al metoclopramide (es. Plasil), rendono l’Asparagus Racemosus il principio naturale elettivo contro la gastrite, ulcera, esofagite, reflusso gastro esofageo, dispepsia, ernia iatale e le altre patologie del tratto gastrico. 

Finocchio: Per la sua azione antispastica, carminativa e favorente la digestione, è un ottimo coadiuvante ed utile per combattere la fermentazione che tende a far gonfiare lo stomaco, andando dunque a rendere ancor più dolorosa la sintomatologia della persona affetta da gastrite.

Enzimi digestivi: Tutte le persone affette da gastrite o disturbi del tratto digerente, dovrebbero pensare seriamente all’integrazione degli enzimi digestivi vegetali / fungali. Questi enzimi infatti attuano una pre-digestione del cibo, limitando il lavoro di uno stomaco già infiammato e dolente. Gli enzimi risollevano tutto lo stato digestivo e del tratto digerente della persona. 

Papaya: La sua attività digestiva sulle proteine, può risultare di notevole aiuto in tutte quelle persone affette da digestione lenta e anomala che si evince di solito quando è presente la gastrite.

La dieta alimentare per combattere la gastrite

Seguire una dieta per la gastrite significa mangiare alimenti che sono adatti a proteggere lo stomaco già infiammato e irritato a causa di tale patologia.

Il consiglio iniziale è quello di mangiare insaporito e cibi facilmente digeribili, programmando i pasti in modo da includere solo i cibi che si tollerano. Potrebbe essere necessaria una dieta specifica da concordare con il proprio medico curante.

Una sana abitudine è quella di mangiare regolarmente. Non suddividere il cibo in piccoli pasti a meno che non si hanno problemi particolari di tipo pratico. Mangiare troppo spesso, infatti può aumentare l’acidità di stomaco.

L’effetto dei diversi alimenti cambia da persona a persona,ma  esistono alcune regole generali. Ci sono infatti cibi e bevande che, a causa di un alto tasso di acidità sono in grado di causare i sintomi della gastrite e del reflusso più di altri.

Diverse testimonianze confermano che limitare il consumo degli alimenti più problematici è in grado di diminuire la frequenza degli attacchi; anche se i fattori legati al bruciore di stomaco sono diversi e comprendono:

  • consumo di alcool
  • gravidanza
  • ernia iatale
  • fumo
  • determinati medicinali Il segreto per convivere con gastrite, reflusso gastroesofageo ed ernia iatale è inserire nella propria dieta il giusto mix di cibi e bevande.

Adesso mostreremo una guida che abbiamo suddiviso, alcuni cibi e bevande comuni in base alla loro tendenza a creare acidità, irritare la mucosa gastrica e/o rilassare la valvola dell’esofago causando reflusso. È possibile determinare il grado di probabilità di un attacco di bruciore di stomaco basandosi sulla categoria di appartenenza.

Maggiore è il numero di cibi a rischio nella propria dieta, maggiore la probabilità di bruciore di stomaco e sintomi correlati.

 

Diario alimentare

Un diario alimentare è un buon metodo per tener traccia delle proprie scelte alimentari e identificare le cause che scatenano il bruciore di stomaco. Il bruciore di stomaco può essere tenuto sotto controllo, e non è necessario subirlo passivamente: è fondamentale farsi carico delle propria dieta e bloccare il disturbo prima che si manifesti.

Carboidrati:

  • Alto rischio: maccheroni al formaggio, spaghetti al pomodoro.
  • Rischio medio: muffin, muesli ai cereali 
  • Basso rischio: pane integrale, pane bianco, riso integrale, riso bianco,cracker, corn flakers glassati, dolce di riso.  

Latte e derivati

  • Alto rischio: panna acida,frullato, gelato, fiocchi di latte 
  • Rischio medio: latte parzialmente scremato, latte scremato, yogurt, fiocchi di latte magri, mozzarella 
  • Basso rischio: formaggio magro spalmabile, feta, panna acida magra, formaggio di capra.  

Carne ed altri secondi piatti

  • Alto rischio: manzo tritato, spalla, bistecca, alette di pollo, crocchette di pollo. 
  • Rischio medio: manzo tritato,insalata di pollo, uova strapazzate, pesce fritto. 
  • Basso rischio: roast beef, petto di pollo senza pelle,albume d’uovo, pesce fresco cotto senza grassi. 

Verdura

  • Alto rischio: patatine fritte, purè di patate,insalata di patate, cipolla cruda 
  • Rischio medio: aglio, cipolla cotta,porro, scalogno 
  • Basso rischio: carote, cavolo,broccoli, piselli,fagiolini,patate al forno  

Frutta

  • Alto rischio: succo di arancia, limonata, limone,pomodoro, succo di pompelmo  
  • Rischio medio: sidro di mela,pesca, mirtilli, lamponi, fragole,uva 
  • Basso rischio: mela fresca,succo di mela,banana. Grassi, olii e dolci
  • Alto rischio: cioccolata, patatine fritte, biscotti al burro, ciambelle 
  • Rischio medio: biscotti a basso contenuto di grassi, ketchup 
  • Basso rischio:patatine cotte al forno, rondelle di liquirizia Bevande
  • Alto rischio: liquori, vino, caffè, the 
  • Rischio medio: birra, bevande dolci gassate 
  • Basso rischio: acqua minerale
  • Inoltre si sconsiglia l’utilizzo di peperoncino, pepe nero e verde nella preparazione delle varie pietanze.
  • Un altro consiglio importante quando si soffre di gastrite è, inoltre, quello di consumare i pasti con tranquillità, seduti, masticando molto lentamente e accuratamente ogni boccone. In questo modo si evita di ingerire cibi praticamente intatti che appesantiscono lo stomaco e stimolano una iperproduzione di succhi gastrici. Questo tipo di alimentazione va seguita fino a remissione completa dei sintomi. In caso di gastrite cronica è comunque bene cercare di limitare il consumo di alimenti irritanti anche quando lo stomaco sia a posto, perché è facile che il disturbo si ripresenti al primo “passo falso” o in momenti di particolare stress.

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1 Comment on "Gastrite: cause, sintomi, cure e rimedi naturali"

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Georges Fascio
Ospite

antibiotici mi fanno dolori allostomaco perche ho un ernia iatale cosa prendere in sostituzione ? ringrazio.Cordialmente.Giorgio.

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