CIPRESSO (CUPRESSUS SEMPERVIRENS L.): descrizione botanica, storia, curiosità, usi, benefici in fitoterapia
Il cipresso appartiene alla famiglia delle Cupressaceae ed è un albero originario dell’Asia minore e del Mediterraneo orientale, molto longevo che riesce a raggiungere i 30 metri di altezza e negli esemplari più vecchi può arrivare fino ai 50 metri. Presenta un tronco robusto e diritto, i rami si originano fin dalla base e sono eretti e appressati al tronco, conferendo alla chioma la forma tipica della fiamma. Le foglie si presentano appiattite e sottili e sono di un verde scuro opaco. Essendo una pianta monoica, possiede fiori maschili e fiori femminili; i fiori maschili sono numerosi, si trovano all’apice dei rami riuniti in infiorescenze e sono di colore giallo; quelli femminili si presentano riuniti in strobili legnosi. La fioritura avviene nel mese di Marzo. I frutti sono di forma ovoidale, di 3 cm circa di diametro e hanno un colore verde lucente da giovani, che in seguito diviene grigio-bruno. La corteccia si presenta anch’essa grigia-bruna con delle fessure.
L’etimologia del nome Cupressus in latino o Kuprissos in greco non è molto nota. Sembra che si rifaccia a Kupros, nome antico dell’isola di Cipro, dove questo albero si trova in abbondanza. In altro modo, pare che derivasse da Koper che vuol dire resina in semitico.
Fin dall’antichità il cipresso ha assunto un significato sacro a carattere funebre che si associa alla morte e alla vita eterna. Lo si trova spesso nei cimiteri, poiché le sue radici si sviluppano verticalmente, come la chioma e non rischiano di danneggiare le tombe.
Ippocrate lo consigliava per la sua azione benefica sulle emorroidi e le metrorragie; indicazioni che anche oggi risultano attuali.
Il cipresso si collega ad alcune antiche leggende. Una di queste racconta di un giovane di nome Cyparissus che ha ucciso per errore un cervo sacro a lui caro, dopodiché si trasformò in un albero di cipresso. Questa storia viene narrata dal poeta Ovidio dove dice che allora il dio Apollo, addolorato, esclamò: “Lugebe re nobis, lugebisque alios aderisque dolentibus” (da me sarai pianto, ma tu piangerai tutti gli altri, compagno degli uomini mesti). Questa leggenda ci riconduce all’usanza di piantare cipressi presso le tombe, sottolineando il significato di quest’albero come simbolo del lutto. Quest’albero, sia perché sempreverde, sia perché il suo legname è molto resistente e pregiato, è anche simbolo di longevità. Quindi l’uso di piantarlo nei cimiteri può essere ricollegato anche ad un senso di speranza, di vita che continua dopo la morte. Il cipresso è stato usato anche nelle recinzioni per la sua capacità di respingere gli incantesimi.
Le parti del cipresso che si utilizzano sono: i rametti con le foglie e frutti (chiamati anche galbuli, pigne, coni, strobili). I galbuli si raccolgono dopo il secondo anno, prima che maturino completamente, specialmente in inverno, quando sono ancora verdi e non del tutto induriti. Le foglie in Marzo-Aprile, recidendo la porzione cresciuta durante l’anno.
I principi attivi che troviamo nei galbuli del cipresso sono: i tannini, i flavonodi, gli idrocarburi, i monoterpeni, i sesquiterpeni, gli alcoli, i monoterpenoli, i sesquiterpenoli, i diterpenoli, gli ossidi, gli esteri. Nelle foglie e nei rami, invece troviamo: gli olii essenziali, gli idrocarburi, alcoli ed esteri.
Per chi soffre di cellulite, l’olio essenziale di cipresso aiuta a contrastarla date le sue proprietà toniche. E’ un vasocostrittore che riattiva la circolazione venosa decongestionando il sistema venoso-linfatico. Si può usare nell’acqua del bagno insieme ai sali da bagno, 10 gocce, agitando l’acqua. Riattiva il sistema linfatico e aiuta così a drenare i liquidi in eccesso. Si può preparare anche un olio da massaggio, miscelando l’olio essenziale con l’olio di mandorle dolci. Può essere utilizzato in caso di gambe pesanti o con varici. Risulta essere un tonico perché possiede proprietà astringenti, dati i tannini presenti. Agisce riattivando la circolazione venosa, contrasta la formazione di edemi ed aiuta in caso di fragilità capillare. L’olio essenziale di cipresso è considerato uno degli olii più efficaci in caso di emorroidi, per le sue proprietà anestetiche, capace dunque di apportare un sollievo immediato. Agisce anche come deodorante, regolando l’eccessiva traspirazione. Si utilizza per fare pediluvi, aggiungendo 5-10 gocce nell’acqua.
L’olio essenziale di cipresso si considera anche come rimedio per la tosse e si può aggiungere 5 gocce nell’umidificatore del termosifone. E’ rilassante se viene diffuso nell’ambiente, negli umidificatori dei termosifoni, difatti, qualche goccia agisce sul sistema nervoso, riequilibrandolo, utile dunque, in caso di stress, depressione causata da gravi perdite. Utilizzandolo sotto forma d’impacco da applicare sulla parte dolente ( una o due gocce ) aiuta in caso di reumatismi e dolori articolari.
A tutte queste proprietà che abbiamo citato si aggiungono anche quella di allontanare gli insetti e quella di rigenerare il profumo dei fiori vecchi del pot-pourri.
Prima di utilizzarlo direttamente sull’epidermide è opportuno effettuare un test cutaneo per accertarsi di non essere sensibili ad eventuali reazioni allergiche.
CIPRESSO (CUPRESSUS SEMPERVIRENS L.): dosi consigliate e controindicazioni
La miglior utilizzazione delle proprietà del cipresso è data dall’olio essenziale o dalla tintura madre, più blando ma sempre efficace è il decotto.
Le dosi che si consigliano per la tintura madre sono 30 gocce in poca acqua 3 volte al giorno lontano dai pasti come antiemorroidario; dosi ridotte a metà per le altre indicazioni. Per il decotto è di 5 gr. in 300 ml di acqua. Bollite per 5 minuti e bevete a cucchiai durante il giorno. Per l’olio essenziale utilizzate 2 gocce, 2-3 volte al giorno, diluito in acqua tiepida. (L’olio essenziale viene estratto per distillazione in corrente di vapore dalle foglie e dai rametti freschi, più raramente dai frutti).
Si sconsiglia l’utilizzo in gravidanza, allattamento ed in età pediatrica. E’ possibile la riduzione dell’ assorbimento dei farmaci orali (tannini) e possibili sensibilizzazioni individuali.
Evitate l’uso prolungato. E’ sconsigliato il suo utilizzo in soggetti affetti da patologie renali.
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