ANTICORPI ANTI CITOMEGALOVIRUS
Cosa sono: Gli anticorpi contro il citomegalovirus appartengono alla famiglia delle immunoglobuline, che vengono prodotte in seguito alla trasmissione del virus e all’infezione. Il citomegalovirus (CMV) appartiene alla famiglia degli Herpesviridae. Presenta una forma icosaedrica e un rivestimento lipidico che gli permette il riconoscimento della cellula ospite. E’ un virus molto diffuso in Europa e in America e l’uomo è l’unico serbatoio di infezione. La trasmissione avviene tramite il contatto di liquidi biologici, tra i quali sangue, urina, saliva, secrezioni varie. Il contagio può avvenire tramite contatto diretto ( rapporti sessuali, baci) o a causa di un trapianto di organi infetti o tramite trasfusione; ed infine durante la gravidanza mediante una trasmissione verticale madre-feto. Solitamente l’infezione non manifesta sintomi patologici molto rilevanti, eccezion fatta per gli individui immunodepressi e/o immunocompromessi. In tal caso si può manifestare attraverso febbre e sintomi dell’influenza e mononucleosi. Inoltre vi è la possibilità di una permanenza del virus (infezione latente) con successive riattivazioni. La variabilità di comportamento deriva dalle interazioni che si stabiliscono tra il virus ed il tipo di cellula infettata. Un’infezione clinicamente manifesta (dopo un’incubazione di 4-10 settimane) è comunque più frequente nei pazienti con un sistema immunitario deficiente o immaturo; le infezioni croniche persistenti diventano latenti.
Ad ogni modo le infezioni che destano maggiore preoccupazione interessano principalmente le donne gravide e i feti. L’infezione materna si distingue in primaria, che insorge quando la madre entra per la prima volta in contatto con il virus; e non primaria, quando si verifica una riattivazione di un’infezione latente o una nuova infezione causata da un nuovo ceppo del virus.
La trasmissione dell’infezione per via transplacentare dalla madre al feto si verifica nel 40% dei casi nella forma primaria, mentre la trasmissione dell’ infezione non primaria o ricorrente da una gestante già infetta in passato si verifica nel 2% dei casi ed è meno pericolosa per il feto, poiché assieme al virus la madre trasmette anche gli anticorpi per debellarlo.
Per individuare la presenza del virus e lo stadio dell’infezione viene effettuata una semplice ricerca degli anticorpi su campioni di sangue.
Vengono dosate le immunoglobuline IgM, prodotte dall’organismo nella prima fase dell’infezione o durante le fasi di riattivazione dell’infezione; e le immunoglobuline IgG, prodotte dopo la prima fase dell’infezione e denominate anticorpi di memoria in quanto rimangono circolanti per tutta la vita.
Tuttavia, la determinazione delle immunoglobuline di classe IgG e IgM non permette sempre di determinare con sicurezza il periodo dell’infezione, a causa della variabilità individuale della risposta anticorpale. Per avere maggiore sicurezza e specificità può essere effettuata anche la determinazione dell’avidità delle IgG specifiche (IgG avidity). Una bassa avidità delle IgG (<0.8) è spia di una infezione recente da Cytomegalovirus, mentre un’ altà avidità delle IgG (> 0.8) indica l’assenza di un’ infezione primaria in atto o recente.
Prescrizione esame: Valutazione, monitoraggio e determinazione di infezione da Citomegalovirus in donne gravide, pazienti immunocompromessi e in pazienti sottoposti a trasfusioni e a trapianti di organi (rene).
Valori normali o di riferimento:
Uomo-Donna-Donna gravida:
IgG : < a 12 U/ml
Una concentrazione uguale o > a 14 indica la presenza di anticorpi
IgM: < a 18 U/ml
Una concentrazione uguale o > 22 indica presenza di anticorpi
IgG assenti IgM assenti: Assenza di esposizione.
IgG presenti IgM assenti: Infezione pregressa.
IgG assenti IgM presenti: Infezione acuta in fase molto iniziale.
IgG presenti IgM presenti: Infezione acuta o comunque recente.
IgG a bassa avidità: Prima infezione recente.
IgG ad alta avidità: Infezione pregressa, riattivazione del virus.
Valori elevati o fuori norma:
Se il CMV colpisce nei primi mesi il feto di una gravida che non ha mai avuto l’infezione, l’organismo fetale non ha sviluppato ancora difese immunitarie, di conseguenza è privo di ogni tipo di protezione. Gli effetti dell’infezione possono essere sindromi convulsive, microcefalia, idrocefalo, calcificazioni e difetti di sviluppo delle circonvoluzioni cerebrali, atrofia cerebrale e cerebellare, gravi ritardi psicomotori e sindromi spastiche, sordità neurosensoriale, che è seguita da mutismo quando è bilaterale, polmonite ed epatite, danni oculari (microftalmia, cataratta e corioretinite) e gastroenteropatie (reflusso gastro-esofageo, enterocolite emorragica).
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